Il Pratone, l’Isola che non c’è: una storia sandonatese

Seconda stella a destra, questo è il cammino / E poi dritto fino al mattino / Poi la strada la trovi da te / Porta all’isola che non c’è

È la dicotomia tra fantasia e ragione, il litemotive della favola raccontata da Checchi su uno dei temi più cari a tutti i sandonatesi, e che finora non è riuscito, saputo, o forse meglio, voluto risolvere.

Stiamo parlando del pratone, il central park sandonatese, da sempre fonte di discussioni bipartisan sfociate costantemente nel niente assoluto.

Proprio come cantato nella famosa canzone di Edoardo Bennato, in cui si narra della fantasiosa isola di Peter Pan dove tutto può succedere, il racconto checchiano fino ci mette di fronte a un’amara realtà, poiché emerge in tutta la sua spietatezza il modo in cui viene vissuto un certo modo di fare politica, dicendoci che in fondo un’isola del genere non può esistere perché non ha niente a che fare con la vita che viviamo tutti i giorni.

Almeno non a San Donato Milanese.

Durante l’ultima campagna elettorale del 2017, l’attuale sindaco Checchi annunciava solennemente il rilancio dell’area verde con un progetto di riqualificazione leggera per un costo totale di circa 300.000 euro interamente finanziato da un operatore privato che avrebbe dovuto edificare un albergo nella zona adiacente alla tangenziale. Due operazioni connesse e dipendenti indissolubilmente l’una dall’altra.

Chiaramente dell’idea di realizzare un vero centro cittadino, un luogo di aggregazione sociale fruibile 365 giorni l’anno nemmeno l’ombra, ma quantomeno si prefigurava in modo soft l’opportunità di riportare in auge questa zona, valorizzare un territorio abbandonato all’incuria e al suo destino.

Gina Falbo aveva espresso già tre anni fa la sua opinione in merito all’iniziativa regalandoci la sua visione delle cose, uno scenario che vogliamo riprendere e attualizzare anche oggi, a maggior ragione dopo che la Procura della Repubblica di Milano ha voluto capir meglio questa ulteriore illuminata gestione Checchi aprendo un fascicolo per chiarire tutti i punti di quanto successo.

Si perché l’happy end come ci saremmo aspettati dopo sette anni di favole non c’è nemmeno questa volta.

Al danno di immagine si aggiunge infatti la beffa dell’amministrazione che ha pensato bene di approvare il progetto definitivo dell’intervento con la realizzazione delle opere non portate a buon fine dell’operatore privato con uno stanziamento previsto di 220 mila euro completamente autofinanziato dalle casse comunali, a carico quindi dei cittadini sandonatesi.

 

È stato detto